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Categoria: Giurisprudenza

E-mail offensive ai colleghi, legittimo il controllo del datore di lavoro

La Corte di Cassazione ha definito legittimo il licenziamento del dipendente che, attraverso la propria posta elettronica aziendale, invia e-mail che contengono espressioni scurrili e/o offensive nei confronti del datore di lavoro e dei colleghi.

In questo caso la mancata adozione di un regolamento aziendale per disciplinare l’uso della posta elettronica, non assume rilievo perché il vincolo fiduciario con il datore di lavoro viene meno per l’uso reiterato di espressioni offensive.

Cassazione civile, sezione Lavoro, sentenza n. 26682/2017 

L’accesso agli atti va sempre garantito per procedure interne finalizzate al conferimento di incarichi dirigenziali

I giudici amministrativi  hanno precisato come sia sempre possibile e legittimo il controllo della verifica della regolarità della procedura selettiva (nella fattispecie, di interpello interno) da parte dei candidati che abbiano partecipato alla procedura comparativa.

Pertanto, la mancata ostensione della documentazione richiesta da un candidato, non favorevolmente selezionato, deve essere giudicata illegittima.

Interessante anche la parte della pronuncia relativa alla impossibilità di oscuramento delle parti inerenti dati giudiziari. Infatti, per il TAR Lazio tali parti devono essere visionabili, in quanto trattasi di requisiti di moralità imprescindibili per il conferimento dell’incarico e pertanto vi è sicuro interesse a verificare il corretto operato dell’amministrazione a tal riguardo, anche per sincerarsi che non sia stato nominato soggetto incompatibile.

TAR Lazio, Sez. II, sentenza n. 10749/2017

Notifica telematica ad un indirizzo PEC non inserito nel registro del Ministero della giustizia: quando l’errore è scusabile

Il Tar Molise si è pronunciato sul caso di notifica di ricorso non effettuata all’indirizzo risultante dall’elenco tenuto dal Ministero della giustizia, ma a quello presente sul sito web istituzionale.

Secondo il collegio molisano, l’indicazione sul sito dell’indirizzo Pec, in assenza di esplicita precisazione che esso non è valido ai fini delle notifiche degli atti processuali, è idonea ad ingenerare nei terzi un affidamento incolpevole rispetto alla possibilità che tale indirizzo sia anche quello utilizzabile per le notifiche giudiziali. Per questo motivo, è stata concessa la remissione in termini per errore scusabile.

TAR Molise, Sez. I, ordinanza n. 420/2017

L’accesso a sistemi informatici per scopi diversi da quelli di ufficio costituisce reato

Con la sentenza le Sezioni Unite hanno affrontato la questione relativa alla condotta di un soggetto che accede e utilizza un sistema informatico o telematico protetto per scopi o finalità estranei a quelli per cui la facoltà di accesso gli era stata concessa.

Nel caso di specie un cancelliere della Procura della Repubblica aveva effettuato l’accesso con le proprie credenziali al registro delle notizie di reato e consultato specifici dati  al fine di comunicare le informazioni inerenti ad un procedimento penale ben specifico relativo ad un proprio conoscente.

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno risolta la questione formulando il principio di diritto per cui: “Integra il delitto previsto dall’art. 615-ter, secondo comma, n. 1, cod. pen. la condotta del pubblico ufficiale o dell’incaricato di un pubblico servizio che, pur essendo abilitato e pur non violando le prescrizioni formali impartite dal titolare di un sistema informatico o telematico protetto per delimitarne l’accesso (nella specie, Registro delle notizie di reato: Re. Ge.), acceda o si mantenga nel sistema per ragioni ontologicamente estranee e comunque diverse rispetto a quelle per le quali, soltanto, la facoltà di accesso gli è attribuita”. 

Corte di Cassazione, Sezioni Unite, sentenza n. 41210/2017

La notifica del ricorso via PEC dopo le 21 del giorno di scadenza è tardiva

La Corte di Cassazione si è pronunciata sulla tempestività di un ricorso presentato in via telematica, il giorno di scadenza, alle ore 23,47.In particolare, i giudici della Suprema Corte lo hanno dichiarato inammissibile sulla base della disposizione per cui le notifiche effettuate via PEC dopo le ore 21 si intendono perfezionate alle 7 del giorno successivo (art. 16-septies D. L n. 179/2012).

Corte di Cassazione, Sezione Civile III, Sentenza 21915/2017

Il diritto di accesso agli atti va garantito anche se i documenti non sono più nella disponibilità dell’amministrazione

Il Consiglio di Stato, nel caso di un’amministrazione che aveva trasferito la documentazione oggetto di un’istanza di accesso (241/1990) ad altra PA coinvolta nel procedimento, ha affermato che spetta comunque all’amministrazione che ha formato i documenti di attivarsi per recuperarli e consentirne la consultazione da parte dell’interessato. Infatti, la materiale indisponibilità dell’atto può precludere l’accoglimento della domanda di accesso solo nell’ipotesi in cui la competenza, e la relativa disponibilità dei documenti oggetto dell’istanza, sia stata trasferita ad altro ente.

Consiglio di Stato, Sezione III, Sentenza n.5020/2017

Whistleblowing: se necessario l’identità del whistleblower può essere svelata

La Corte di Cassazione si è pronunciata su una questione di grande attualità in tema di Whistleblowing. Nello specifico la Corte ha affermato che l’identità del dipendente che segnala un caso di corruzione in ambito lavorativo, può essere rivelata qualora la sua conoscenza sia assolutamente indispensabile per garantire la difesa del soggetto imputato.

Corte di Cassazione, Sezione Penale, sentenza n. 9047/2018

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